Terapia per i disturbi a carico dello Spettro Autistico
I Disturbi dello Spettro Autistico sono caratterizzati da una compromissione grave e generalizzata in 2 aree dello sviluppo: quella delle capacità di comunicazione e interazione sociale (Deficit nella comunicazione della reciprocità sociale ed emotiva, nella comunicazione non verbale usata a scopo sociale, nella creazione e mantenimento di legami sociali adeguatamente al livello generale di sviluppo) e quella nell’area degli interessi e delle attività. Uso stereotipato dei movimenti, del linguaggio o degli oggetti; Eccessiva aderenza a routine, rituali motori o verbali e/o resistenza al cambiamento; Fissazione per interessi particolari o ristretti in modo anormale nella durata o nell’intensità; Iper o Ipo reattività agli stimoli sensoriali o inusuale interesse per particolari dettagli dell’ambiente.
Le compromissioni qualitative di queste condizioni, sono anomale rispetto al livello di sviluppo o all’età mentale del bambino.
Visita specialistica
La valutazione del profilo di sviluppo relativo alle diverse abilità (linguistica, cognitiva, motoria, visuopercettiva e così via) consente al clinico di stabilire una prognosi ed effettuare una programmazione degli interventi.Fra i trattamenti più efficaci sono documentati quelli di natura comportamentale e molti interventi prevedono l’applicazione di strategie e di tecniche che si basano sui principi della psicoterapia cognitiva.Gli obiettivi generali dell’intervento saranno: favorire la motivazione, la stabilità attentiva e il comportamento intenzionale, il riconoscimento e la differenziazione delle emozioni, la comprensione di sé e dell’altro, la comunicazione, il gioco e il problem-solving.
Assessment funzionale del paziente autistico
Un corretto trattamento psicoterapeutico deve prevedere, probabilmente più che in altri disturbi, un corretto ed adeguato processo di assessment che deve partire dalla rilevazione di informazioni relative alla storia del disturbo, l’iter diagnostico e terapeutico che hanno preceduto la consultazione, argomenti relativi alle risposte ambientali e familiari al disturbo e alle rappresentazioni genitoriali.
La valutazione del bambino deve esplorare tutte le aree dello sviluppo: l’area affettiva, cognitiva, comunicativa, interattiva, neuropsicologica. E’ importante effettuare un’indagine neurologica accanto alla valutazione psicodiagnostica del bambino. L’indagine medica consente di evidenziare situazioni cliniche associate al disturbo ed e’ utile per la diagnosi differenziale con altre condizioni mediche. Determinante e’ la valutazione psicodiagnostica in quanto al momento una diagnosi specifica per il Disturbo Autistico e’ possibile solo su dati comportamentali. Un’accurata valutazione psicodiagnostica richiede da parte del clinico un’osservazione prolungata che va dalle da 4 alle 5 sedute in un setting supportivo ma non eccessivamente ricco di stimoli adatto a sollecitare ed incoraggiare l’attività spontanea e l’interazione.
Implementazione dei programmi
Non è prevista l’applicazione di tecniche avversive volte a ridurre quelli che in passato (trascurandone l’aspetto funzionale ) erano definiti “comportamenti devianti”, quali le stereotipie, le ecolalie, l’auto e l’etero-aggressività’, in quanto non riteniamo necessarie al raggiungimento di tali obiettivi le misure punitive. La nostra esperienza clinica con bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo dimostra che in molti casi i comportamenti devianti si riducono spontaneamente via via che migliorano le abilità di comunicazione e di interazione con l’altro. In altri casi invece l’intervento diretto su tali comportamenti prevede strategie piu’ complesse: il gesto sterotipato e l’uso bizzarro dell’oggetto, ad esempio, vengono inseriti in uno spazio di condivisione, investiti di significato o integrati in una sequenza di attività ludica ove perdono la caratteristica di devianza; i comportamenti auto ed etero-aggressivi invece vengono ridotti aiutando il bambino ad esprimere il disagio e la rabbia attraverso modalita’ di comunicazione alternative tra cui la verbalizzazione dei propri stati interni e l’attacco rivolto all’oggetto piuttosto che all’altro o a se stesso.
Supervisione e monitoraggio del trattamento con incontri con le famiglie
Un buon trattamento deve prevedere un lavoro costante e continuativo con la famiglia: ogni fase del processo terapeutico dovrebbe essere illustrata, motivata e condivisa col genitore, il quale potrà così sostenere le acquisizioni senza pero’ confondere il proprio ruolo genitoriale con quello di terapista. La presa in carico del nucleo familiare da parte dei Servizi territoriali e’ indispensabile e può essere effettuata mediante: interventi di sostegno, il counseling, la psicoterapia individuale, di gruppo e la psicoterapia genitore-bambino. Nelle scuole invece l’attività dei i servizi dovrà prevedere un controllo costante dell’iter scolastico che consideri, la possibilità di permanenze programmate e protratte nel tempo (specie nei casi più gravi), e la realizzazione di programmi centrati sull’apprendimento. E’ importante che il programma psicopedagogico si integri con la terapia riproponendo in classe le funzioni sulle quali la terapia sta lavorando.
Intervento d'inclusione scolastica e d'implementazione dei programmi curriculari
Le strategie di intervento proposte dall'approccio comportamentale ispirano gran parte della
didattica, sia riferita a bambini normodotati che in situazione di handicap. Infatti, predisporre
particolari situazioni di aiuto, prevedere forme di apprendimento imitativo, gratificare
comportamenti soddisfacenti sono attività così comuni e naturali che ogni genitore ed insegnante
mette in pratica senza bisogno di particolari training formativi.
Quando l'apprendimento è reso difficoltoso dalla presenza di deficit, però, l'intuitività deve lasciare
il posto alla precisa organizzazione della didattica. La ricerca scientifica e le esperienze condotte in
moltissime scuole dimostrano le notevoli potenzialità di tecniche come l'aiuto e la riduzione
dell'aiuto, il modeling, il concatenamento, il modellaggio, il rinforzamento, soprattutto quando si
interagisce con allievi che presentano elevati livelli di compromissione funzionale. I bambini
autistici a bassa funzionalità, infatti, dimostrano di giovarsi in modo molto significativo di una
didattica precisa e prevedibile, con obiettivi organizzati in maniera tassonomica ed una gestione
controllata delle contingenze di rinforzo.