riabilitazione oncologica

Intervento fisioterapico in ambito oncologico

La fisioterapia nel percorso di cura e trattamento dei tumori è mirato alla prevenzione e al trattamento dei deficit provocati dall’intervento chirurgico, farmacologico, radioterapico, ma anche dalla malattia stessa. La riabilitazione deve essere parte integrante del piano terapeutico di ciascun malato di cancro, in tutte le fasi del percorso diagnostico/terapeutico, e ha lo scopo di: prevenire e trattare gli effetti collaterali delle terapie e recuperare le funzioni lese.

Riabilitazione Oncologica

La riabilitazione oncologica ha lo scopo di ottimizzare la qualità della vita del malato, aiutando il paziente e la sua famiglia ad adattarsi a standard di vita quanto più simili a quelli precedenti la malattia, con l’obiettivo di limitare al minimo la disabilità fisica, il deficit funzionale, cognitivo e psicologico, che spesso si manifesta a seguito del tumore o delle terapie ad esso correlate. In campo oncologico sono coinvolte più figure professionali, che intervengono in rapporto alla fase della malattia e alle problematiche specifiche. 

Bisogni riabilitativi nei tumori del torace

I protocolli della rieducazione respiratoria post-operatoria prevedono che sia strutturata in tre fasi: immediata, successiva alla rimozione dei drenaggi e tardiva.
Nel primo periodo il progetto riabilitativo comprende: il mantenimento di un’adeguata ventilazione, la riespansione delle unità alveolari atelettasiche, l’eliminazione delle secrezioni bronchiali, la riattivazione-mantenimento delle escursioni articolari e del tono muscolare, la correzione degli atteggiamenti viziati a letto, la ripresa precoce della deambulazione. La prosecuzione del trattamento consiste nel potenziamento del rinforzo muscolare e dell’aumento di ampiezza sia degli esercizi di respirazione sia della rieducazione motoria.

Bisogni riabilitativi nel carcinoma mammario

Una sistematica programmazione dei controlli fisiatrici post-operatori a breve, medio e lungo termine, e soprattutto una tempestiva segnalazione dell’insorgenza di nuovi sintomi loco-regionali, consente di ottimizzare l’approccio terapeutico riabilitativo a tali complicanze, limitandone gli esiti potenzialmente invalidanti. Il trattamento del linfedema si avvale fondamentalmente di tecniche di linfodrenaggio manuale e/o strumentale. In presenza di limitazioni articolari della spalla, di deficit motori da sofferenza dei nervi periferici, nelle fibrosi tissutali e nella ipotrofia muscolare da immobilità
ci si potrà avvalere di Tecniche di Rieducazione Funzionale che comprendono la mobilizzazione passiva, attiva, attiva assistita e manovre di automobilizzazione
con programmi di esercizi vari e personalizzati. Tra le terapie fisiche l’elettroterapia antalgica (TENS) può essere utilmente impiegata nel trattamento del dolore a complemento dei programmi di rieducazione funzionale. In caso di particolari complicanze si può ricorrere alla prescrizione di tutori e ausili. 

Bisogni riabilitativi nel linfedema di arto

Lo scopo della terapia è quello di ridurre il volume dell’arto, prevenire ulteriori peggioramenti, ridurre il ‘discomfort’ legato alla presenza dell’edema, migliorare la funzionalità dell’arto colpito, prevenire l’insorgenza di linfangiti e di altre complicanze più gravi come il linfangiosarcoma: neoplasia rara e infausta che colpisce solo gli arti edematosi.
Nei protocolli internazionali per ciò che concerne la terapia del linfedema si fa sempre riferimento ad una “terapia combinata”. Essa consta di: cura ed igiene della cute, linfodrenaggio manuale, terapie contenitive (bendaggio, tutore elastico), chinesiterapia (esercizi specifici e respiratori), linfodrenaggio meccanico (pressoterapia), controllo del peso corporeo. Anche la ginnastica, specie se effettuata con il supporto o il bendaggio in sede, può essere di aiuto nel favorire il drenaggio attraverso il potenziamento della pompa muscolare e nel recuperare e mantenere la libertà di movimento dell’arto. 

Ulteriori Riabilitazioni

Anche gli operati per neoplasia della prostata o della vescica possono beneficiare dell’inevitabile complicanza dell’incontinenza urinaria grazie a esercizi sul pavimento pelvico. E nelle neoplasie a carico dell’apparato digerente possono essere introdotti esercizi di riabilitazione per la disfagia (cioè la difficoltà ad inghiottire cibi e liquidi) a seguito di interventi chirurgici o chemioterapia, oppure per il miglioramento dell’incontinenza fecale. 

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie colo-rettali

La presenza di una colostomia è senza dubbio un evento traumatico nella vita del paziente ma è anche una condizione con cui il paziente può convivere bene specie se ha ricevuto una corretta preparazione, un adeguato supporto psicologico e un appropriato training educativo.  Il primo passo della riabilitazione vera e propria è quello di prendere confidenza con la propria stomia, imparando ad esempio le manovre di preparazione e di pulizia della cute, di applicazione e sostituzione della sacca, sotto il controllo dell’infermiere o dell’enterostomista.

Riabilitazione Psico-oncologica

Ogni persona che arriva al servizio psiconcologico viene presa in carico da una Psicologa,  che diventa la sua figura di riferimento. L’assessment comprende l’ascolto della storia di vita della persona (familiare e personale), il contesto attuale, le risorse ambientali, le preoccupazioni, gli stili di reazione alla malattia ed i sintomi di sofferenza psicologica. Attraverso i primi colloqui individuali, in base ai bisogni e alle aree di maggior urgenza, viene individuato un percorso specifico, diverso per ogni persona e che potrà essere flessibile nel tempo. Infatti a seconda dell’evolversi del vissuto in tutto il percorso di malattia, ogni paziente avrà un suo specifico piano psico-terapeutico.

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie del distretto cervico-facciale

I pazienti che vengono sottoposti ad intervento di laringectomia, sia totale che subtotale, per realizzare il loro reinserimento sociale e lavorativo, debbono comunque assoggettarsi ad un processo di riabilitazione che ne faciliti anche il riadattamento. Si tratta di due fasi distinte, ma entrambe indispensabili per il raggiungimento dell’obiettivo del reinserimento sociale lavorativo. Le due fasi sono contraddistinte come segue: Riabilitazione: è la ripresa, il ristabilire una funzione che è stata offesa, limitata o permanentemente lesa. Riadattamento: è la ripresa delle abitudini di una persona in condizioni fisiche strutturalmente modificate da un intervento chirurgico. Il riadattamento deve avvenire nell’ambito famigliare, sociale e lavorativo.

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie urogenitali

Per rilevare e rispondere ai bisogni riabilitativi in tutti i suoi aspetti, è importante la presenza di un’équipe di cura formata da professionalità mediche, psicologiche e sociali. Nell’incontinenza persistente, verrà iniziato un programma riabilitativo con esercizi per migliorare il tono ed il trofismo dei muscoli pelvici; può, inoltre, essere presa in considerazione una tecnica di recente introduzione: la neuromodulazione sacrale. La rilevazione della componente psicogena della disfunzione sessuale e urinaria richiede, come terapia riabilitativa, interventi brevi sulla crisi mirati al confronto e al miglioramento delle aree psicologiche colpite. 

Bisogni riabilitativi nei sarcomi primitivi dell’osso

Il trattamento riabilitativo prevede tempi e modalità chinesiterapiche (isometriche, isotoniche, esercizio in palestra e/o piscina riabilitativa) diverse a seconda del segmento protesizzato e del tipo di protesi usata. I progressi della chirurgia ricostruttiva ortopedica, grazie al “Limb salvage”, hanno creato nuove opportunità in campo riabilitativo. I protocolli riabilitativi prevedono la  mobilizzazione passiva dell’articolazione su tutti i piani di movimento, mobilizzazione autopassiva di elevazione anteriore sul piano della scapola, esercizi respiratori, kinesiterapia. In una seconda fase occorre procedere con il potenziamento muscolare ed elettroterapia di stimolazione muscolare.

Bisogni riabilitativi in oncologia pediatrica

I contenuti della presa in carico, in termini di strumenti ed obiettivi terapeutici, devono essere calibrati in relazione alle limitazioni funzionali del bambino, al suo vissuto circa alla gerarchia delle proprie difficoltà, alla prognosi della patologia oncologica e al progetto terapeutico connesso. Ciò significa che l’intervento non è sempre ed esclusivamente diretto alla riacquisizione o al raggiungimento completi delle funzioni (ad es. il camminare), ma anche alla possibilità di svolgere le attività della propria vita quotidiana, alla limitazione dei danni secondari e al contenimento del dolore.

Bisogni riabilitativi nelle patologie neuro-oncologiche e nella neurotossicità

L’intervento riabilitativo deve essere mirato al recupero dell’autonomia individuale e può utilizzare strumenti diversi (fisioterapia motoria, terapia del linguaggio, terapia occupazionale). Le strategie di trattamento devono quindi essere personalizzate e richiedono una valutazione attenta delle funzioni motorie, percettive, cognitive, affettive, sociali e dell’autonomia globale del paziente. Un corretto approccio riabilitativo deve includere una valutazione dell’ambiente di vita del malato e l’eventuale indicazione all’uso di presidi e facilitazioni ambientali all’autonomia. 

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie in fase avanzata

La presenza di deficit motori e gli stessi trattamenti antitumorali possono provocare la comparsa di senso di debolezza e ridotta resistenza alla fatica, fenomeno definito fatigue, che si manifesta sia negli sforzi muscolari che nell’attività quotidiana. Il trattamento riabilitativo, oltre a favorire il recupero di specifici deficit, migliora il tono muscolare e aumenta la resistenza alla fatica. Recenti studi confermano il ruolo positivo di un programma di esercizi fisici con aumento della capacità cardiovascolare, diminuzione dell’astenia e dei problemi di sonno, benessere generale.

Fisiatra nel percorso riabilitativo del malato oncologico

L’abilità di esaminare, valutare, diagnosticare, programmare eventuali terapie, fare prognosi e intervenire nella gestione del danno, delle limitazioni funzionali e della disabilità in ambito oncologico richiede competenze particolari. Fortunatamente negli ultimi anni la Riabilitazione si sta affermando come
parte integrante del piano clinico-terapeutico del malato di tumore in tutti gli stadi della malattia. L’impegno dell’intera équipe riabilitativa è quello di sostenere e
proteggere la “buona qualità di vita” perché le attività fisiche influiscono sui rapporti sociali ed entrambi sono correlati alle condizioni emotive.

riabilitazione oncologica

Intervento fisioterapico in ambito oncologico

La fisioterapia nel percorso di cura e trattamento dei tumori è mirato alla prevenzione e al trattamento dei deficit provocati dall’intervento chirurgico, farmacologico, radioterapico, ma anche dalla malattia stessa. La riabilitazione deve essere parte integrante del piano terapeutico di ciascun malato di cancro, in tutte le fasi del percorso diagnostico/terapeutico, e ha lo scopo di: prevenire e trattare gli effetti collaterali delle terapie e recuperare le funzioni lese.

Riabilitazione Oncologica

La riabilitazione oncologica ha lo scopo di ottimizzare la qualità della vita del malato, aiutando il paziente e la sua famiglia ad adattarsi a standard di vita quanto più simili a quelli precedenti la malattia, con l’obiettivo di limitare al minimo la disabilità fisica, il deficit funzionale, cognitivo e psicologico, che spesso si manifesta a seguito del tumore o delle terapie ad esso correlate. In campo oncologico sono coinvolte più figure professionali, che intervengono in rapporto alla fase della malattia e alle problematiche specifiche. 

Bisogni riabilitativi nei tumori del torace

I protocolli della rieducazione respiratoria post-operatoria prevedono che sia strutturata in tre fasi: immediata, successiva alla rimozione dei drenaggi e tardiva.
Nel primo periodo il progetto riabilitativo comprende: il mantenimento di un’adeguata ventilazione, la riespansione delle unità alveolari atelettasiche, l’eliminazione delle secrezioni bronchiali, la riattivazione-mantenimento delle escursioni articolari e del tono muscolare, la correzione degli atteggiamenti viziati a letto, la ripresa precoce della deambulazione. La prosecuzione del trattamento consiste nel potenziamento del rinforzo muscolare e dell’aumento di ampiezza sia degli esercizi di respirazione sia della rieducazione motoria.

Bisogni riabilitativi nel carcinoma mammario

Una sistematica programmazione dei controlli fisiatrici post-operatori a breve, medio e lungo termine, e soprattutto una tempestiva segnalazione dell’insorgenza di nuovi sintomi loco-regionali, consente di ottimizzare l’approccio terapeutico riabilitativo a tali complicanze, limitandone gli esiti potenzialmente invalidanti. Il trattamento del linfedema si avvale fondamentalmente di tecniche di linfodrenaggio manuale e/o strumentale. In presenza di limitazioni articolari della spalla, di deficit motori da sofferenza dei nervi periferici, nelle fibrosi tissutali e nella ipotrofia muscolare da immobilità
ci si potrà avvalere di Tecniche di Rieducazione Funzionale che comprendono la mobilizzazione passiva, attiva, attiva assistita e manovre di automobilizzazione
con programmi di esercizi vari e personalizzati. Tra le terapie fisiche l’elettroterapia antalgica (TENS) può essere utilmente impiegata nel trattamento del dolore a complemento dei programmi di rieducazione funzionale. In caso di particolari complicanze si può ricorrere alla prescrizione di tutori e ausili. 

Bisogni riabilitativi nel linfedema di arto

Lo scopo della terapia è quello di ridurre il volume dell’arto, prevenire ulteriori peggioramenti, ridurre il ‘discomfort’ legato alla presenza dell’edema, migliorare la funzionalità dell’arto colpito, prevenire l’insorgenza di linfangiti e di altre complicanze più gravi come il linfangiosarcoma: neoplasia rara e infausta che colpisce solo gli arti edematosi.
Nei protocolli internazionali per ciò che concerne la terapia del linfedema si fa sempre riferimento ad una “terapia combinata”. Essa consta di: cura ed igiene della cute, linfodrenaggio manuale, terapie contenitive (bendaggio, tutore elastico), chinesiterapia (esercizi specifici e respiratori), linfodrenaggio meccanico (pressoterapia), controllo del peso corporeo. Anche la ginnastica, specie se effettuata con il supporto o il bendaggio in sede, può essere di aiuto nel favorire il drenaggio attraverso il potenziamento della pompa muscolare e nel recuperare e mantenere la libertà di movimento dell’arto. 

Ulteriori Riabilitazioni

Anche gli operati per neoplasia della prostata o della vescica possono beneficiare dell’inevitabile complicanza dell’incontinenza urinaria grazie a esercizi sul pavimento pelvico. E nelle neoplasie a carico dell’apparato digerente possono essere introdotti esercizi di riabilitazione per la disfagia (cioè la difficoltà ad inghiottire cibi e liquidi) a seguito di interventi chirurgici o chemioterapia, oppure per il miglioramento dell’incontinenza fecale. 

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie colo-rettali

La presenza di una colostomia è senza dubbio un evento traumatico nella vita del paziente ma è anche una condizione con cui il paziente può convivere bene specie se ha ricevuto una corretta preparazione, un adeguato supporto psicologico e un appropriato training educativo.  Il primo passo della riabilitazione vera e propria è quello di prendere confidenza con la propria stomia, imparando ad esempio le manovre di preparazione e di pulizia della cute, di applicazione e sostituzione della sacca, sotto il controllo dell’infermiere o dell’enterostomista.

Riabilitazione Psico-oncologica

Ogni persona che arriva al servizio psiconcologico viene presa in carico da una Psicologa,  che diventa la sua figura di riferimento. L’assessment comprende l’ascolto della storia di vita della persona (familiare e personale), il contesto attuale, le risorse ambientali, le preoccupazioni, gli stili di reazione alla malattia ed i sintomi di sofferenza psicologica. Attraverso i primi colloqui individuali, in base ai bisogni e alle aree di maggior urgenza, viene individuato un percorso specifico, diverso per ogni persona e che potrà essere flessibile nel tempo. Infatti a seconda dell’evolversi del vissuto in tutto il percorso di malattia, ogni paziente avrà un suo specifico piano psico-terapeutico.

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie del distretto cervico-facciale

I pazienti che vengono sottoposti ad intervento di laringectomia, sia totale che subtotale, per realizzare il loro reinserimento sociale e lavorativo, debbono comunque assoggettarsi ad un processo di riabilitazione che ne faciliti anche il riadattamento. Si tratta di due fasi distinte, ma entrambe indispensabili per il raggiungimento dell’obiettivo del reinserimento sociale lavorativo. Le due fasi sono contraddistinte come segue: Riabilitazione: è la ripresa, il ristabilire una funzione che è stata offesa, limitata o permanentemente lesa. Riadattamento: è la ripresa delle abitudini di una persona in condizioni fisiche strutturalmente modificate da un intervento chirurgico. Il riadattamento deve avvenire nell’ambito famigliare, sociale e lavorativo.

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie urogenitali

Per rilevare e rispondere ai bisogni riabilitativi in tutti i suoi aspetti, è importante la presenza di un’équipe di cura formata da professionalità mediche, psicologiche e sociali. Nell’incontinenza persistente, verrà iniziato un programma riabilitativo con esercizi per migliorare il tono ed il trofismo dei muscoli pelvici; può, inoltre, essere presa in considerazione una tecnica di recente introduzione: la neuromodulazione sacrale. La rilevazione della componente psicogena della disfunzione sessuale e urinaria richiede, come terapia riabilitativa, interventi brevi sulla crisi mirati al confronto e al miglioramento delle aree psicologiche colpite. 

Bisogni riabilitativi nei sarcomi primitivi dell’osso

Il trattamento riabilitativo prevede tempi e modalità chinesiterapiche (isometriche, isotoniche, esercizio in palestra e/o piscina riabilitativa) diverse a seconda del segmento protesizzato e del tipo di protesi usata. I progressi della chirurgia ricostruttiva ortopedica, grazie al “Limb salvage”, hanno creato nuove opportunità in campo riabilitativo. I protocolli riabilitativi prevedono la  mobilizzazione passiva dell’articolazione su tutti i piani di movimento, mobilizzazione autopassiva di elevazione anteriore sul piano della scapola, esercizi respiratori, kinesiterapia. In una seconda fase occorre procedere con il potenziamento muscolare ed elettroterapia di stimolazione muscolare.

Bisogni riabilitativi in oncologia pediatrica

I contenuti della presa in carico, in termini di strumenti ed obiettivi terapeutici, devono essere calibrati in relazione alle limitazioni funzionali del bambino, al suo vissuto circa alla gerarchia delle proprie difficoltà, alla prognosi della patologia oncologica e al progetto terapeutico connesso. Ciò significa che l’intervento non è sempre ed esclusivamente diretto alla riacquisizione o al raggiungimento completi delle funzioni (ad es. il camminare), ma anche alla possibilità di svolgere le attività della propria vita quotidiana, alla limitazione dei danni secondari e al contenimento del dolore.

Bisogni riabilitativi nelle patologie neuro-oncologiche e nella neurotossicità

L’intervento riabilitativo deve essere mirato al recupero dell’autonomia individuale e può utilizzare strumenti diversi (fisioterapia motoria, terapia del linguaggio, terapia occupazionale). Le strategie di trattamento devono quindi essere personalizzate e richiedono una valutazione attenta delle funzioni motorie, percettive, cognitive, affettive, sociali e dell’autonomia globale del paziente. Un corretto approccio riabilitativo deve includere una valutazione dell’ambiente di vita del malato e l’eventuale indicazione all’uso di presidi e facilitazioni ambientali all’autonomia. 

Bisogni riabilitativi nelle neoplasie in fase avanzata

La presenza di deficit motori e gli stessi trattamenti antitumorali possono provocare la comparsa di senso di debolezza e ridotta resistenza alla fatica, fenomeno definito fatigue, che si manifesta sia negli sforzi muscolari che nell’attività quotidiana. Il trattamento riabilitativo, oltre a favorire il recupero di specifici deficit, migliora il tono muscolare e aumenta la resistenza alla fatica. Recenti studi confermano il ruolo positivo di un programma di esercizi fisici con aumento della capacità cardiovascolare, diminuzione dell’astenia e dei problemi di sonno, benessere generale.

Fisiatra nel percorso riabilitativo del malato oncologico

L’abilità di esaminare, valutare, diagnosticare, programmare eventuali terapie, fare prognosi e intervenire nella gestione del danno, delle limitazioni funzionali e della disabilità in ambito oncologico richiede competenze particolari. Fortunatamente negli ultimi anni la Riabilitazione si sta affermando come
parte integrante del piano clinico-terapeutico del malato di tumore in tutti gli stadi della malattia. L’impegno dell’intera équipe riabilitativa è quello di sostenere e
proteggere la “buona qualità di vita” perché le attività fisiche influiscono sui rapporti sociali ed entrambi sono correlati alle condizioni emotive.

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